La nostra studentessa di dottorato, la Dott.ssa Monica Clerici, si trova in questi giorni nel circolo polare artico. Ma perchè una meta cosi lontana? E quale è il legame fra tecnologie per la realtà virtuale e i ghiacci del nostro pianeta? Perché mai uno psicologo dovrebbe partecipare a una spedizione di ricerca orientata alle geoscienze nell’Artico?
Durante il suo percorso di dottorato, Monica (afferente al centro Mibtec) si sta occupando di approfondire come le tecnologie immersive di realtà virtuale possono avvicinare le persone ai temi della sostenibilità. Per questo motivo, la dott.ssa Clerici è stata invitata a far parte del progetto OceanSenses, di AKMA project.
INTPART-AKMA è nato come progetto di collaborazione tra l’UiT – Università Artica della Norvegia a Tromsø e il Woods Hole Oceanographic Institute negli Stati Uniti e ha successivamente raccolto scienziati ed educatori di tutto il mondo, dal Sud America, dall’Asia centrale, dall’Africa e dall’Europa.
L’obiettivo del progetto è far progredire le conoscenze collettive sull’attività del metano nei fondali marini, sul fondo marino e nell’oceano delle regioni artiche, particolarmente vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici e il metano è un gas climalterante molto efficace quando raggiunge l’atmosfera.
Durante i primi mesi del suo dottoranto, monica ha sviluppato e testato applicazioni multisensoriali di realtà virtuale con l’obiettivo di trasmettere concetti scientifici complessi alle persone comuni. Dalla comprensione della biodiversità e dell’importanza dei coralli, all’esperienza di ciò che gli scienziati ambientali fanno sul campo, fino alla sensazione di bellezza dell’oceano, favorendo cosi la connessione con la natura e i comportamenti pro-ambiente.
Monica, nei brevi collegamenti che riesce a fare con il nostro centro, ci ha detto che “questo viaggio è stato incorniciato dall’esperienza mozzafiato di trovarsi nel mezzo dell’Artico, di vedere la profondità dell’oceano e l’attività sul fondo del mare, di essere circondati dal ghiaccio marino e persino di camminarci sopra! Una delle cose per cui sono più grata è la disponibilità e la guida costante degli scienziati che ci hanno aiutato a capire tutto ciò che stava accadendo a bordo. Grazie al progetto AKMA per avermi ospitato!”
Scopri di piu e leggi anche l’articolo originale sul blog di AKMA Project.